Cefalù: diventerà santo il prete giuseppino amato dalla popolazione

Padre Ettore Cunial, il sacerdote dei Giuseppini che è stato a Cefalù negli anni ’80, diventerà Santo. Di lui ancora a Cefalù in tanti ne portano il ricordo per quello che ha fatto. E’ stato ucciso la sera dell’8 ottobre 2001, nel giorno del 50º anniversario dei primi voti nella Congregazione dei Giuseppini del Murialdo, con 17 coltellate nella casa di Durazzo da un giovane di 17 anni che padre Ettore aveva aiutato.In Albania padre Ettore vi era arrivato meno di un anno prima, il 19 novembre 2000, quando aveva 67 anni, e si era gettato anima e corpo in quella missione tra i poveri e i giovani, prima a Fier e poi a Durazzo, in un Paese che si stava lentamente risollevando dai decenni di dittatura atea e comunista. Padre Ettore aveva  l’abitudine di portare il Santissimo Sacramento in una teca al collo, un po’ per non lasciarlo incustodito, in quella Casa Nazareth che non era certo una fortezza, un po’ perché gli recava conforto, lui che era anche esorcista e aveva avuto a che fare con persone possedute.

Di padre Ettore tutti ricordano le sue lotte contro il demonio mentre si trova a a Cefalù. Proprio durante un esorcismo a Cefalù, alcuni anni prima, si era sentito minacciare con un misterioso «Ti aspetto a Tirana». Quando è molto addosso padre Ettore aveva la teca con il Sacramento  insieme alla corona del Rosario. Lo ha ricordato in tribunale il procuratore, musulmano, che davanti ai giudici chiamati ad esprimersi sull’omicidio ha elogiato a lungo la figura e l’opera del missionario. Lo scorso 8 ottobre, nel 19º anniversario della morte, il vescovo George Frendo ha aperto a Tirana il processo di beatificazione di padre Cunial. «Se dovessi definirlo in due parole come l’ho conosciuto, potrei dire solo che era un missionario vero – ha affermato –. Pieno di zelo per comunicare la Parola di Dio, si “inculturò” per poter proclamare Cristo nella lingua di questo popolo. Non era giovane eppure la sua età non gli impediva di fare ogni sforzo per imparare la difficile lingua albanese. Né di andare a piedi dove lo zelo pastorale lo obbligava ad andare. Siamo convinti della sua santità per un Paese missionario come l’Albania la beatificazione di un missionario sarebbe un forte messaggio per tutti».

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